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Il lavoro che qui viene proposto è frutto di numerose riletture, avvenute (sia pure in modo discontinuo) nel corso di più di mezzo secolo, de "I fiori del male". Ogni volta che ritornavo sugli stessi versi, mi accorgevo di acquisire qualcosa di più: le sensazioni che essi suscitavano divenivano più intense, si precisavano; le immagini evocate si facevano più vive; le associazioni d'idee e le riflessioni più ricche. Si trattava delle stesse sensazioni, immagini ed associazioni d'idee che spesso, emergendo nella mia analisi personale, mi consentivano di comunicare nel modo più appropriato quel che provavo al mio analista; ed analoghi contenuti mentali mi si presentavano spontaneamente in risposta alle comunicazioni dei miei pazienti, dando luogo a reverie che mi permettevano di comprendere in profondità quel che ciascun malato stava cercando di dirmi in quel momento. Ne scaturì l'idea d'illustrare, il meglio che mi riusciva, gli innumerevoli suggerimenti che Baudelaire m'aveva offerto; suggerimenti rivelatisi preziosi come strumenti che utilizzo per comprendere me stesso e per mettermi nei panni delle persone che curo: l'aspetto più importante del mio lavoro di psichiatra.